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Description
Giovan Battista Vanni (Florence or Pise, 1599/1600 – Pistoia, 1660)
“Cleopatra”
Circa 1650 – 1660
Oil on canvas
186,7 x 142 cm (without frame)
238 x 184 cm (with frame)
Major work of the florentine painter Giovanni Battista Vanni. After his training in the school of Aurelio Lomi and Matteo Rosselli he enters in 1916 at the academy of Jacopo da Empoli that introduces him to painting. In his early stages his style can be associated to the ones of Cristofano Allori, Bilivert and Furini.
Italian certificate of Francesca Baldassari, world painter expert will be given to the purchaser
Excerpt of the expertise of Ms. Baldassari : “Ultima regina d’Egitto (69-30 A.C.) prima della conquista romana, Cleopatra è dipinta, come vuole la leggenda, in atto di darsi la morte con il serpente velenoso nascosto nel cesto di frutta che si era fatta portare dal servo, una volta saputo che l’imperatore Ottaviano voleva catturarla viva per portarla a Roma con sé nel corteo trionfale. Il suicidio consentì alla bella e colta regina di evitare l’umiliazione di essere sconfitta dai romani e di vedere l’Egitto divenire una semplice proprietà personale dell’imperatore Cesare Ottaviano Augusto.”…..”Il Suicidio di Cleopatra in esame appartiene all’ultimo decennio della carriera di Vanni”…..”i panneggi mossi e gonfi e il vivace cromatismo, che ha il suo apice nell’azzurro della veste della regina e nelle decorazioni dei preziosi manufatti, presuppongono la lezione di Pietro da Cortona e del Volterrano. L’ampio respiro della composizione, l’abbigliamento all’antica dei protagonisti e il sentimento fortemente patetico dell’episodio confermano l’adesione di Vanni al nuovo gusto barocco.” …”Le cesellature dei vasi rimandano alle preziosità messe in scena da Francesco Furini (penso, ad esempio, al Parto di Rachele eseguito per Don Lorenzo de’ Medici nel corso del 1632, oggi alla Bayerische Museum di Schleissheim), riprese da Cesare Dandini. Non bisogna dimenticare però che Vanni derivò l’amore per i manufatti lussuosi anche dal padre Orazio e dai due fratelli, Niccolò e Jacopo, che erano orefici molto stimati, attivi anche per la corte granducale dei Medici, proprietari di una gioielleria rinomata sul Ponte Vecchio.”